Il Colosseo - F. Kaisermann

Il Colosseo - F. Kaisermann

3.000,00 €

Delineato acquarellato a mano d’epoca raffigurante il Colosseo a Roma, montato entro cornice in legno dorato e stucchi coeva.

Autore Franz Kaisermann – Epoca 1800 circa

Dimensioni con cornice cm 53 x 63 ca – il solo acquarello cm 27 x 42 ca

Stato di conservazione ottimo, leggero foxing e brunitura della carta, commisurato all’epoca.

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Franz Kaisermann (Yverdon 27.II.1765 – Roma 3.I.1833)

Franz Kaisermann, noto anche con il nome francese di François Keiserman, nacque a Yverdon in Svizzera nel 1765. Dopo un tirocinio come pittore di paesaggio si trasferì a Roma nel 1789: qui divenne apprendista del famoso acquerellista svizzero Abraham Louis Roldophe Ducros (1748-1810). A Pasqua del 1792 lo troviamo ancora a Roma, ma nel periodo immediatamente successivo deve aver lasciato la città per un lungo soggiorno a Napoli di cui si ignorano le date esatte. A Napoli conobbe sicuramente anche Jakob Philipp Hackert (1737-1807), già residente a Roma e dal 1786 pittore di corte di Ferdinando IV. Al più tardi nel 1798 il Kaisermann fu di nuovo a Roma e prese casa al numero 31 della scalinata di Piazza di Spagna. Intorno al 1803 conobbe il giovane Bartolomeo Pinelli (1781-1835) con il quale iniziò una proficua collaborazione; mentre Kaisermann si dedicò ai paesaggi, Pinelli eseguiva le figure. All’incirca nel 1809 il Pinelli lasciò lo studio del Kaisermann il quale già nel 1806 aveva chiamato dalla Svizzera il cugino Jean-François Knébel  come disegnatore di figure; questi però morì nel 1822 e fu sostituito da un altro membro della famiglia Knébel, Charles-François (1810-1877) che divenne figlio adottivo di Kaisermann. Il grande talento pittorico di Kaisermann come paesaggista di acquerelli, insieme con un non trascurabile intuito economico, ne sancirono ben presto il successo. Tra i clienti del pittore furono nobili come il principe Camillo Borghese, il principe di Sachsen-Gotha, il principe Gustavo di Svezia e il principe russo Volkonskij; le sue opere raffigurando per esempio le cascate di Tivoli, i paesaggi dei Colli Albani, le antichità di Roma ma anche i templi di Paestum furono lodate e descritte nei giornali d’arte dell’epoca. Kaisermann morì nel 1833, lasciando i suoi beni al figlio adottivo Charles-François Knébel. E’ sepolto al Cimitero Acattolico presso alla Piramide Cestia a Roma.

 

Il Colosseo, originariamente conosciuto come Amphitheatrum Flavium (Anfiteatro Flavio) o semplicemente come Amphitheatrum, è il più grande anfiteatro del mondo.

L’anfiteatro è stato edificato in epoca Flavia su un’area al limite orientale del Foro Romano. La sua costruzione fu iniziata da Vespasiano nel 72 d.C. ed inaugurato da Tito nell’80, con ulteriori modifiche apportate durante l’impero di Domiziano. L’edificio forma un ovale di 527 m di perimetro, con assi che misurano 187,5 e 156,5 m. L’arena all’interno misura 86 × 54 m, con una superficie di 3.357 m². L’altezza attuale raggiunge 48,5 m, ma originariamente arrivava a 52 m. La struttura esprime con chiarezza le concezioni architettoniche e costruttive romane della prima Età imperiale, basate rispettivamente sulla linea curva e avvolgente offerta dalla pianta ovale e sulla complessità dei sistemi costruttivi. Archi e volte sono concatenati tra loro in un serrato rapporto strutturale.


Il nome “Colosseo” si diffuse solo nel Medioevo e deriva dalla deformazione popolare dell’aggettivo latino “colosseum” (traducibile in “colossale”, come appariva nell’Alto Medioevo tra le casette a uno o due piani) o, più probabilmente, dalla vicinanza della colossale statua bronzea di Nerone che sorgeva nei pressi. Presto l’edificio divenne simbolo della città imperiale, espressione di un’ideologia in cui la volontà celebrativa giunge a definire modelli per lo svago e il divertimento del popolo.

Anticamente era usato per gli spettacoli di gladiatori e altre manifestazioni pubbliche (spettacoli di caccia, rievocazioni di battaglie famose, e drammi basati sulla mitologia classica). La tradizione che lo vuole luogo di martirio di cristiani è destituita di fondamento. Non più in uso dopo il VI secolo, l’enorme struttura venne variamente riutilizzata nei secoli, anche come cava di materiale