Costumi di Pozzuoli Raffaele Giovine

Costumi di Pozzuoli Raffaele Giovine

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Tazzina con piattino in porcellana di manifattura europea, forse Nast o Vieux Paris, decorata a Napoli in oro, sul fronte è dipinta una miniatura a colori raffigurante “Costumi di Pozzuoli” tratta da un acquarello di Saverio della Gatta.

Titolata sotto la base della tazzina e firmata Raffaele Giovine.

Epoca 1830 circa

Dimensioni della tazzina cm 9 x 10 x 6h - il piattino cm 13,5 x 3h

Stato di conservazioni eccellente, commisurato all’uso e all’epoca. Leggere usure nella doratura, nessun restauro alla porcellana.

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DELLA GATTA, Saverio (Xavier). - Le prime notizie su questo pittore attivo nel napoletano tra il sec. XVIII e i primi decenni del XIX sono del 1777, quando risulta allievo di Giacomo Cestaro nell'accademia del disegno di Napoli (Borzelli, 1900). A di due anni dopo la sua prima opera nota: una Veduta del Vesuvio, che, tradotta in rame, figura insieme con tre altre tavole (incise su disegni di A. D'Anna e di P. Fabris), nel volume di G. De Bottis, Ragionamento istorico intorno all'eruzione del Vesuvio... (Napoli 1779). Nel dicembre 1782 il D. fu scelto, col D'Anna, per l'incarico reale di un viaggio: doveva, ritrarre i costumi popolari delle diverse province del regno, da utilizzare per un servizio in porcellana della Real Fabbrica di Napoli, ma lo sostituirà A. Berotti (de Martini-González Palacios, 1978).Nel 1794 fu a Roma: risale a questo soggiorno un acquarello, Paesani e animali vicino alla tomba di Cecilia Metella a Roma, apparve sul mercato antiquario di Londra nel 1967 (Gouaches, 1985, p. 221).

Si distinse nella ripresa di aspetti tipici della vita e del paesaggio partenopeo che riportò in raffinati acquarelli e in gouaches, nei modi di Ph. Hackert e di P-J. Volaire. Un discreto successo ottenne certo presso committenti stranieri, stando al gran numero di fogli firmati comparsi di recente sul mercato inglese (una folta serie è nella collezione Jones a Londra; cfr. Causa, 1990). La sua firma reca talora il nome di battesimo tradotto in francese, Xavier.

Tra le gouaches più antiche è una Veduta di Napoli da Posillipo (Napoli, coll. priv.), recante sul passepartout originale l'iscrizione "Xav. Gatta /1785"; la gouache è riproduzione quasi fedele di una veduta di Pietro Fabris del 1778, sebbene dal D. originalmente interpretata "con quel fare corsivo e descrittivo che ne caratterizzerà tutta quanta la produzione successiva" (Spinosa, 1979, p. 294). Il Fabris fu per il D. un punto di riferimento costante. Fonte inesauribile di ispirazione la sua Raccolta di varii vestimenti ed arti del Regno di Napoli (1773), cui spesso il D. attinse per la produzione di costumi. Quando non esibisce vedute o scene di genere, l'opera del D. è talora documento di interesse storico; così le due gouaches che si conservano nel Museo nazionale di S. Martino a Napoli, raffiguranti la Battaglia tra la flotta inglese e la flotta della Repubblica partenopea nel canale di Procida, firmate e datate 1800. Ilritorno di Ferdinando dalla Sicilia (Napoli, coll. Dalla Vecchia) è ancora il soggetto di una tempera firmata "Sav. Della Gatta P." e datata 1802.

Nessuna delle opere note del D. data oltre il 1827, ciò che fa collocare presumibilmente di lì a poco la sua morte.

Raffaele Giovine lavorò a lungo durante i primi anni della sua carriera nei laboratori napoletani del ginevrino Giovanni Pattey, che importava la porcellana bianca dall'estero per farla dipingere poi dai miniaturisti locali creando cosÏ l'illusione che a Napoli esistessero Manifatture di Porcellane. Verso il 1835 la maggior parte di questi pittori abbandonò Pattey per seguire Raffaele Giovine che proprio in quegli anni installava una sua manifattura nell'antico convento di San Carlo alle Mortelle dove era addetto alla manutenzione del vasellame di corte. Il Giovine partecipò a varie Esposizioni a partire dal 1826 e dipinse per il Re e per la sua corte numerosi oggetti di porcellana come vasi, fioriere, bacili, un famoso servito di 200 piatti con le vedute del regno delle Due Sicilie. La serie di costumi raffigurata sulle porcellane che decorano il tavolo, rappresenta una pittoresca panoramica dei costumi partenopei del tempo. Il tavolo fu donato a Francesco II nel 1859 in occasione delle sue nozze con Maria Sofia di Baviera.
Il medaglione raffigura sulla sinistra un contadino che conduce una mula mentre al centro camminano due donne accompagnate da un giovane in costumi partenopei desunti dalla equivalente immagine nella raccolta di costumi incisi da Raffaele Aloja su disegni di Giacomo Milani, ristampata nel 1832.