Tabacchiera Via dei Sepolcri a Pompei

Tabacchiera Via dei Sepolcri a Pompei

0,00 €

Scatola rettangolare in radica di legno d’ulivo con montatura in tartaruga e  filettature in oro, il coperchio è ornato da una miniatura realizzata a fixé (olio su seta applicata sotto vetro), raffigurante una scena di scavi archeologici con paesaggio sullo sfondo; il soggetto qui rappresentato è la cosiddetta Via dei Sepolcri a Pompei con il golfo di Napoli in lontananza. Sul fondo della scatola, uno specchio con un paesaggio in grisaille a trompe-l’oeil.

Attribuibile ad un pittore della scuola di Posillipo: Salvatore Fergola (Napoli 1796-1874) o Francesco I Fergola (Napoli 1801-1875).

Napoli, XIX secolo 1830/40 circa, sul retro stampigliato nel legno COLLETTA.

Dimensioni cm 7 x 10 x 3

Stato di conservazione ottimo commisurato all’epoca.

Esaurito
Aggiungi al carrello

“La Via dei Sepolcri a Pompei fuori Porta Ercolana”:  si immagini, sotto un sole ardente, o – se si preferisce – sotto un pallido raggio di luna, una strada larga venti passi, lunga cinquecento, ancora tutta solcata dalle antiche carraie, tutta fornita di marciapiedi simili ai nostri, tutta fiancheggiata, a destra e a sinistra, da monumenti funerari, al di sopra dei quali oscillano alcuni magri e tristi arbusti spuntati a grande stento da quella cenere; una strada che offre alla sua estremità. come un grande arco attraverso il quale non si scorge altro che il cielo, quella porta per cui si andava dalla città dei morti alla città dei vivi; che si circonfonda tutto ciò di silenzio, di solitudine, di raccoglimento, e si avrà un’idea, ancora assai incompleta, dell’aspetto meraviglioso che presenta il sobborgo di Pompei chiamato dagli antichi di Augusto Felice, e dai moderni. Alexandre Dumas (1802-1870), Il Corricolo, 1841-1843.


Gioacchino La Pira: “La Via dei Sepolcri a Pompei guardando verso Napoli” gouache su carta 1840 circa.

Gioacchino La Pira: “La Via dei Sepolcri a Pompei guardando verso Napoli” gouache su carta 1840 circa.

I primi scavi nell’area pompeiana si ebbero a partire dal 1748, per volere di Carlo III di Borbone a seguito del successo dei ritrovamenti di Ercolano: i sondaggi furono svolti da Roque Joaquín de Alcubierre, che, credendo di essere sulle tracce dell’antica Stabiae, riportò alla luce nei pressi della collina di Civita diverse monete ed oggetti d’epoca romana, oltre a porzioni di costruzioni, prontamente ricoperte dopo l’esplorazione. Le esplorazioni furono ben presto abbandonate a causa degli scarsi ritrovamenti e ripresero soltanto nel 1754; nel 1763, grazie al rinvenimento di un’epigrafe, che parlava chiaramente della Res Publica Pompeianorum, si intuì che si trattava della antica città di Pompei. Con Maria Carolina, moglie di Ferdinando IV, e l’ingegnere Francesco La Vega, parte della città, come la zona dei teatri, il tempio di Iside, il Foro Triangolare, diverse case e necropoli vennero riportate completamente alla luce e non più seppellite, ma rimaste a vista; fu durante il dominio francese, con a capo Gioacchino Murat e la moglie Carolina, che gli scavi godettero di un momento di fortuna: venne individuata la cinta muraria e riportata quasi del tutto alla luce la zona di Porta Ercolano; inoltre, grazie alle pubblicazioni volute da Carolina, la fama di Pompei crebbe in tutta Europa, diventando tappa obbligata del Grand Tour. Con il ritorno dei Borbone a Napoli, gli scavi vissero un periodo di stasi: se si esclude Francesco I, con Ferdinando II e Francesco II, le rovine furono usate soltanto come posto da far visitare agli ospiti di corte.