Maria Isabella di Borbone Spagna

Maria Isabella di Borbone Spagna

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Caraffa in porcella francese della manifattura “Vieux Paris” o “Nast” decorata a Napoli in oro al cui centro è dipinta una grande miniatura raffigurante Maria Isabella di Borbone-Spagna regina di Napoli, consorte di Francesco I di Borbone-Napoli e delle Due Sicilie.

Attribuibile all’atelier di Raffaele Giovine. Epoca 1825/30.

Dimensioni altezza cm 28 - diametro cm 17 circa.

Stato di conservazione eccellente commisurato all’uso e all’epoca. Lievi cadute nella duratura.

Esaurito
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Dai documenti di archivio sappiamo che Francesco I regnante, sua moglie Maria Isabella era solita commissionare a Raffaele Giovine oggetti di arredo con i ritratti dei figli da regalare al marito, grande estimatore di Giovine, in occasione dei suoi anniversari. Questa consuetudine era stata instaurata a corte proprio da Francesco I, ancora principe ereditario, per commemorare il giorno di San Ferdinando con regali dal profondo significato simbolico ordinati espressamente per Ferdinando I (già IV), spesso esplicati da scritte o filastrocche affettuose dipinte sul retro di vasi o disposte intorno a vedute dipinte sui plateau dei servizi di tazze ancora oggi visibili nel Palazzo di Capodimonte. Morto Ferdinando ci risulta che Maria Isabella abbia continuato questa tradizione e a testimonianza vogliamo ricordare l’importante Alzata-Carillon del Museo di Capodimonte, che dagli inventari redatti nel 1831 dopo la morte di Francesco I risulta conservata nelle sue stanze private nello “Stipo n. 21” su cui sono riprodotti i medesimi prototipi di ritratti, e dipinti da medesima mano. Esaminando lo stesso inventario individuiamo un’altra coppia di anfore con anse a colonnetta appartenuta a Francesco I e oggi conservata nella Reggia di Caserta decorata con i ritratti di entrambi i reali e di dieci dei loro dodici figli. Grazie alla nota del compilatore sappiamo che queste miniature sono state eseguite da Giovanni Varriale, un artista che conosciamo solo in quanto premiato alla Esposizione di Belle Arti proprio per questo lavoro. Secondo la prassi le commesse reali seguivano un iter ben preciso: la Regina inoltrava la sua richiesta al Capo della Real Tappezzeria che a sua volta passava l’ordine all’architetto di corte –in quegli anni erano Antonio Niccolini e Bianchi –i quali secondo i desiderata si rivolgevano all’artista più adatto e ne controllavano l’esecuzione, nel caso specifico vasi o altri oggetti di porcellana. A questo punto interveniva quasi sempre Raffaele Giovine che oltre ad essere il miglior miniaturista era anche un abile imprenditore e “Incaricato degli Argenti di S.M. Il Re delle due Sicilie” come usava scrivere sul suo biglietto da visita, il vero Marchand Mercier napoletano, che riuniva e gestiva i migliori pittori, falegnami e bronzisti locali. Il suo controllo era così attento che esaminando le miniature firmate dai suoi collaboratori, i vari Francesco Landolfi, Giuseppe Morghen, Marsigli, Giuseppe Selvaggi, Sebastiano Cipolla e il “professore” Sacco, non siamo in grado di notare le differenze di mano.