Ciondolo cammeo Madonna orante

Ciondolo cammeo Madonna orante

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Bellissimo cammeo in agata sardonica raffigurante una Madonna orante, montato a ciondolo in oro 18kt con smalti policromi, azzurri, bianchi e blu.

Manifattura romana della seconda metà del XIX sec. bollo sul retro non decifrabile, attribuibile all’orafo Antonio Minetti, documentato dal 1861 al 1869, cfr. C. Bulgari, vol II, 1980, pag 151.

Per un oggetto simile si veda “Dall’Aspromonte a Porta Pia. I Borbone, Pio IX e Garibaldi: Memorabilia” pag 80 – Doni Papali n. 201 e questo link: https://www.galleriatanca.it/archivio/cammeo-madonna-dono-pio-ix

Stato di conservazione ottimo, commisurato all’epoca: lievi mancanze allo smalto e piccola mancanza sulla punta del naso della Madonna.

Dimensioni cm 8×6,5 x 3,5

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Il cammeo o cameo è un gioiello realizzato attraverso l’incisione di una pietra stratificata (tipicamente l’onice) o di una conchiglia, in particolare la Cypraecassis rufa, la Cassis madascarensis e la Cassis cornuta in quanto queste conchiglie della famiglia della Cassis presentano la superficie costituita da due strati di colore distinti, il che permette di isolare nitidamente dal fondo la figura in rilievo. Il termine deriva dal vocabolo arabo gama’il (bocciolo di fiore), si è arrivati all’odierno cammeo attraverso l’antica denominazione francese camaheu. Nell’arte antica ionica ed etrusca si realizzarono pietre dure che vengono considerate anticipatrici del cammeo, il cui utilizzo si diffuse a partire dall’età ellenistica. Anticamente venne utilizzata la pietra sardonica, ben presto affiancata dall’agata e dall’onice. I primi cammei furono rintracciati nelle tombe di Crimea assieme alle monete di Lisimaco e risalirono al 281 a.C. Alcuni dei più famosi cammei sono stati prodotti nel periodo imperiale romano, anche se lo stile e la tecnica è derivata dall’Ellenismo: la Tazza Farnese di età augustea, lavorata su un’onice a due strati, ricca di venature, presenta la raffigurazione di Medusa e della fertilità del Nilo; la Tazza dei Tolomei, risalente al periodo di Nerone è decorata con gli elementi necessari per la celebrazione del rito dionisiaco; la Gemma augustea di Dioscuride è decorata con scene esaltanti l’imperatore Augusto; il Cammeo di Francia dell’età tiberiana è una sardonica a cinque strati. Il “Grand Camée” rappresentante Augusto coronato di alloro, attribuito a Dioscuride. Inserito in montatura del XIV secolo, questo cammeo è conservato nella Bibliothèque nationale de France.
In Persia e nella Mesopotamia l’arte del cammeo raggiunse un periodo florido dal III al VII secolo ben esemplificato da un capolavoro come Lotta tra un cavaliere romano e un sasanide. Durante il Rinascimento italiano vari artisti, tra i quali il Grechetto si distinsero in questo settore e anche nei secoli seguenti la penisola mantenne la guida dell’arte del cammeo. Se la produzione principale nel XVII secolo si trasferì in Austria, ancora italiani furono gli artisti principali, quali Alessandro Masnago e Ferdinando Eusebio Miseron.
Dopo il XVIII secolo questa attività incominciò una sua parabola discendente e si commercializzò confondendosi con la produzione di ricordi turistici.