Anello micromosaico cane

Anello micromosaico cane

0,00 €

Micromosaico ovale su cassina di rame raffigurante un cane durante una tempesta, montato su un anello in oro 9kt.

Manifattura romana dell’inizio del XIX secolo.

Dimensioni:  misura anello 15 – il micromosaico cm 1,6 x 1,1 ca.

Esaurito
Aggiungi al carrello

l significato simbolico del cane

Il cane compare  e assume nel tempo e significati diversi. Nella mitologia classica, l’incontro tra Ulisse e il suo cane Argo, unico a riconoscere l’eroe di ritorno da un’assenza ventennale, è il racconto mitico per antonomasia che celebra la fedeltà del cane. Analizzando la figura del cane nel mito classico, riusciamo ad ottenere una chiave profonda per comprendere noi stessi. La lealtà e la fedeltà ci mostrano un modello di devozione e servizio libero dalle complessità e dalle ambivalenze proprie delle relazioni umane. Il cane ci mette di fronte al contrasto fra innocenza e altruismo, virtù tipiche della lealtà del cane, e il carico di colpe che si portano addosso gli uomini come risultato dello sviluppo dell’intelligenza e dei sentimenti. Ritroviamo il tema della fedeltà del cane nel mito di Meracane di Icaro, trasformato da Dioniso nella costellazione del Cane e Procione. La caccia ed il rapporto tra padroni e cani si ritrovano nel mito di Orione; di Atteone tramutato da Artemide (Dea della caccia) in cervo e sbranato dai suoi cani; di Leucone aggredita e dilaniata dai cani del marito. Lelapo, cane di Cefalo è così descritto da Ovidio: “non spicca più veloce il volo una lancia, un proiettile scagliato dal vortice di una fionda, una freccia sottile che scocca dall’arco di Gortina”.

In contrapposizione con la descrizione di animale fedele si ha la sua rappresentazione nella funzione mitica più importante ed universalmente documentata di psicopompo. Figura centrale di molte mitologie e religioni antiche, divinità in senso proprio, poiché non giudica gli uomini ma si limita a traghettarli nel mondo ultraterreno.

In tutte le mitologie è sempre associato agli inferi, al mondo sotterraneo, al regno dell’invisibile. La sua funzione di “guardiano di soglia” richiama l’ambivalenza del simbolo. Da un lato, signore del regno delle ombre, carnivoro (si nutre spesso di carogne), dotato di forte istintualità; dall’altro, per la sua familiarità con l’invisibile, è in grado di condurre e proteggere l’anima umana durante il viaggio nel mondo dell’al di là. Come lo sciacallo, la iena o l’avvoltoio, figure lugubri che si nutrono di cadaveri, è un necrofago. Il mito di Ecate nel suo ruolo di psicopompo, è legato alla figura dei cani latranti che ne preannunciano l’arrivo. Presso i Persiani , al cane veniva affidato il compito di far sparire i morti ed alcune popolazioni addirittura, li allevava per questo scopo. Nella mitologia il cane conserva a lungo il suo carattere di aggressività.

Cerbero, custode del regno di Ade nella mitologia greca e romana, è creatura con il corpo di cane, tricefalo con coda di serpente. Il suo compito è quello di accogliere l’arrivo delle anime dei defunti e di impedire loro di tornare indietro. Compare come ultima Fatica di Ercole ed è figura presente in tutti i racconti di eroi che scendono nell’Ade. Dante ne riprende il mito in epoca medioevale ponendolo a guardia dei golosi.

Nella cultura Maya, i cani appaiono nelle scene dell’oltretomba, dipinte sulle ceramiche del periodo classico, intenti a trasportare i morti oltre un corso d’acqua. In molte culture, in un passato non troppo lontano, venivano poste ai piedi delle tombe statue raffiguranti il cane con ambivalente significato di fedeltà incondizionata verso l’uomo e guida spirituale nel momento del passaggio. I ritrovamenti di tombe contenenti scheletri di uomini e di cani, descritti da alcuni come straordinario esempio di forma di affezione dell’uomo verso il suo fedele compagno, devono verosimilmente essere interpretati come atto egoistico dove il cane veniva ucciso e sepolto assieme al defunto al fine di guidarlo nel viaggio verso il mondo dei morti.

Nell’antico Egitto, il cane compare nell’iconografia del dio Anubi, rappresentato con corpo umano e testa di canide. Anubi, figlio di Osiride e Nephtis, per soccorrere il padre ucciso e tagliato a pezzi dal fratello Seth, ne pratica per la prima volta l’imbalsamazione. Anubi, detto l’Aggiustatore d’Ossa per la sua particolarità di rovistare tra i mucchi d’ossa, ha contemporaneamente la funzione di ricomporre l’unità. Mentre Iside sorella e sposa di Osiride cerca i pezzi di Osiride con l’aiuto dei suoi cani, Anubi l’aiuta a ricostruirne il corpo. Per questa ragione egli è guardiano della soglia che separa i morti dai vivi. Svolge anche funzioni di psicopompo poiché ha il compito di accompagnare le anime dei defunti fino al cospetto di Osiride, dove ha luogo la cerimonia della pesatura del cuore. In un piatto della bilancia viene posta la piuma che rappresenta la dea della Giustizia Maat e nell’altro il cuore del defunto: soltanto se i piatti rimangono in equilibrio, al defunto è concesso l’ingresso alla Duat, il Mondo Capovolto di cui Osiride è Signore e dove potrà continuare a vivere in eterno. Se il peso del cuore fa scendere il piatto della bilancia, il defunto è lasciato in preda a mostruose creature che l’attendono per divorarlo. E’ Anubi che sorveglia i piatti della bilancia e riferisce ad Osiride il responso. Ancor oggi la bilancia che simboleggia l’equità e l’imparzialità della Giustizia, si rifà a questo mito.

Ritroviamo il cane come guida al mondo degli spiriti nella cerimonia della Danza degli Spettri, che i Lakota fanno per connettersi agli Antenati ed averne consigli che riguardano il tempo presente. Prima dell’inizio del rituale, viene sacrificato un cane, le cui carni vengono poi bollite e date in pasto a tutti i partecipanti alla cerimonia: allo spirito del cane ingerito è infatti demandato il ruolo di guida nel Regno delle Ombre e al tempo stesso di protettore contro gli Spiriti maligni.

Il filologo tedesco Wilhelm Heinrich Roescher, esaminò il ruolo mitico di guida e custode che le figure del cane e del lupo svolgevano nel percorso dell’anima verso mondo dei morti. Attraverso lo studio degli archetipi mitologici, si tentò di esplicitare ciò che turba l’equilibrio psichico del genere umano negli incubi (licantropia e simili) e nelle patologie moderne. “Gli Dei, scacciati dalle nostre religioni, tornano nelle nostre malattie, nei nostri sintomi, proprio perché rimossi” (Jung). “Il rimosso torna sempre” (Freud).