Tempio nel Foro Romano Kaisermann

Tempio nel Foro Romano Kaisermann

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Delineato acquarellato d’epoca raffigurante una animata veduta del Foro Romano rivolta verso il Campidoglio, con in primo piano, le tre colonne del tempio dei Dioscuri al tempo ritenuto il Tempio di Giove Statore.

Montato entro cornice coeva in legno dorato e stucchi di epoca Impero, inizio del XIX secolo

Autore: Franz Kaisermann (1765 – 1833)

Stato di conservazione ottimo, commisurato all’epoca.

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Tempio di Castore e Polluce

Il tempio dei Dioscuri (meglio noto come tempio dei Càstori) è un tempio del Foro Romano nell’antica Roma. Il suo nome ufficiale era aedes o templum Castoris (“tempio” o “santuario di Càstore”), ma nelle fonti si ritrova anche nominato come aedes Castorum o aedes Castoris et Pollucis ed era dedicato ai Dioscuri. Si trovava all’angolo sud-orientale della piazza del Foro Romano, nei pressi della fonte di Giuturna. Venne promesso in voto dal dittatore Aulo Postumio Albo Regillense nel 499 o 496 a.C. in seguito all’apparizione dei Dioscuri, che avevano abbeverato i loro cavalli presso la fonte di Giuturna dopo la battaglia del lago Regillo. Venne dedicato nel 484 a.C. dal figlio di Postumio, nominato duoviro per sovraintendere alla sua erezione. Primo esempio di tempio romano dedicato a divinità elleniche, fu sempre legato alla classe degli equites e probabilmente dal tempio partiva la tradizionale parata degli equites (transvectio equitum), istituita da Quinto Fabio Massimo Rulliano nel 304 a.C. e che si teneva ogni anno il 15 luglio, anniversario della battaglia. A partire dal 160 a.C. fu adoperato come luogo di riunione del Senato e nello stesso periodo davanti al tempio venne istituito un importante tribunale. Per tutto il I secolo a.C. ebbe una funzione più di edificio pubblico, legato alla vita politica, che di edificio religioso. Negli ambienti aperti nel podio erano conservati i pesi e le misure ufficiali e alcuni di essi erano utilizzati come “banche” o depositi. Dopo la fondazione subì diverse ricostruzioni, attestate dalle fonti:

  • nel 117 a.C. ad opera di Lucio Cecilio Metello Dalmatico

  • Gaio Verre, come pretore era stato incaricato di un nuovo restauro nel 74 a.C.

  • Fu interamente ricostruito dal futuro imperatore Tiberio, che lo dedicò nel 6 d.C. a nome suo e del fratello Druso.

In seguito Caligola lo incorporò come vestibolo nei palazzi imperiali del Palatino, ma venne riportato già sotto Claudio all’originaria funzione. Attualmente restano, dell’edificio ricostruito da Tiberio, tre delle colonne del lato lungo orientale e il nucleo del podio in opera cementizia (si tratta del riempimento tra le parti portanti, costruite in opera quadrata, ma i cui blocchi sono stati in seguito asportati per il reimpiego). Il podio del tempio tiberiano ingloba strutture delle fasi precedenti.

Franz Kaisermann (Yverdon 27.II.1765 – Roma 3.I.1833)

Franz Kaisermann, noto anche con il nome francese di François Keiserman, nacque a Yverdon in Svizzera nel 1765. Dopo un tirocinio come pittore di paesaggio si trasferì a Roma nel 1789: qui divenne apprendista del famoso acquerellista svizzero Abraham Louis Roldophe Ducros (1748-1810). A Pasqua del 1792 lo troviamo ancora a Roma, ma nel periodo immediatamente successivo deve aver lasciato la città per un lungo soggiorno a Napoli di cui si ignorano le date esatte. A Napoli conobbe sicuramente anche Jakob Philipp Hackert (1737-1807), già residente a Roma e dal 1786 pittore di corte di Ferdinando IV. Al più tardi nel 1798 il Kaisermann fu di nuovo a Roma e prese casa al numero 31 della scalinata di Piazza di Spagna. Intorno al 1803 conobbe il giovane Bartolomeo Pinelli (1781-1835) con il quale iniziò una proficua collaborazione; mentre Kaisermann si dedicò ai paesaggi, Pinelli eseguiva le figure. All’incirca nel 1809 il Pinelli lasciò lo studio del Kaisermann il quale già nel 1806 aveva chiamato dalla Svizzera il cugino Jean-François Knébel  come disegnatore di figure; questi però morì nel 1822 e fu sostituito da un altro membro della famiglia Knébel, Charles-François (1810-1877) che divenne figlio adottivo di Kaisermann. Il grande talento pittorico di Kaisermann come paesaggista di acquerelli, insieme con un non trascurabile intuito economico, ne sancirono ben presto il successo. Tra i clienti del pittore furono nobili come il principe Camillo Borghese, il principe di Sachsen-Gotha, il principe Gustavo di Svezia e il principe russo Volkonskij; le sue opere raffigurando per esempio le cascate di Tivoli, i paesaggi dei Colli Albani, le antichità di Roma ma anche i templi di Paestum furono lodate e descritte nei giornali d’arte dell’epoca. Kaisermann morì nel 1833, lasciando i suoi beni al figlio adottivo Charles-François Knébel. E’ sepolto al Cimitero Acattolico presso alla Piramide Cestia a Roma.