Tempera girandola Castel S. Angelo

Tempera girandola Castel S. Angelo

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Grande  e rara gouache (tempera) su carta montata entro cornice a cassettone coeva con il titolo dipinto sopra, raffigurante “La Girandola di Castel S. Angelo”, soggetto molto raro.

Attribuibile a Ferdinando Roberto, attivo tra la fine del ‘700 ed i primi dell’800.

Reca titolo sul recto del foglio.

Dimensioni: cm 50×70, con cornici cm 70×90

Stato di conservazione: ottimo, commisurato all’epoca.

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La Girandola di Castel S. Angelo: La Maraviglia del Tempo (questa la sua definizione in origine), nasce nel 1481 a Roma per volontà di Sisto IV. Da allora fu impiegata per gli eventi solenni come la Pasqua, la festa di San Pietro e Paolo e l’incoronazione del nuovo pontefice. Citata dai “maestri liturgici” tra 1500 e 1600, raccontata nei sonetti del Belli e nelle pagine di Dickens, raffigurata da celebri pittori, immortalata nelle stampe di Piranesi, questo singolare “prisma  pirotecnico” era un unicum nell’arte dei fuochi d’artificio e richiamava spettatori da tutta Europa, di ogni nazionalità e ceto. Tradizionalmente attribuita al Buonarroti (quando lavorava per Giulio II), sicuramente migliorata e rielaborata da Bernini, andò in pensione nel 1861 dopo quasi quattro secoli. Un’esplosione stellare di luce a base di razzi che, partiti, ne fanno esplodere altri in modo da disegnare forme prestabilite (vedi una descrizione del 1540). Oggi, grazie alla tecnologia che si avvale di centraline radio per l’accensione dei fuochi, 18 tecnici e un progettista sono in grado di fare – in tutta sicurezza – il lavoro che un tempo impegnava oltre cento uomini. Scrupolosamente fedeli all’antica Girandola sono le miscele dei fuochi, per garantire la brillantezza e i colori del Rinascimento. Il tutto, con tecniche complesse e grandiose come quelle del passato: 5 punti di partenza dei fuochi, oltre 400 “accelerazioni”, 600 tra “candele romane” e “fontane falistranti”. “L’inizio dello spettacolo”, fanno sapere gli organizzatori, “è ispirato al miracolo del 29 agosto del 590 dopo Cristo: papa San Gregorio Magno vide apparire l’Arcangelo San Michele sopra la mole Adriana, sotto forma di luce accecante e nell’atto di rinfoderare la spada, annunciando la fine della terribile peste che colpiva la città. Visto che la peste cessò il giorno seguente, il pontefice cambiò il nome del mausoleo di Adriano in Castel Sant’Angelo”.