Tabacchiera micromosaico Erma

Tabacchiera micromosaico Erma

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Micromosaico su cassina di rame di forma ovale raffigurante un’altare con una fiamma accesa, un’erma cinta di alloro ed un vaso, probabilmente una rappresentazione simbolica del rimpianto per la perdita di un caro o di un amato. Montato sul coperchio di una tabacchiera in pasta di vetro avventurina ed oro.

Manifattura romana per il micromosaico e francese per la tabacchiera.

Epoca fine XVIII secolo 1780/90 circa

Dimensioni: tabacchiera cm 6.8 x 2.3 – micromosaico cm 5 x 4.2

Stato di conservazione ottimo.

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Il vetro avventurina è una particolare lavorazione inventata a Murano nella prima metà del XVII secolo (1620 circa). Si tratta di una pasta cristallina translucida, al cui interno sono immerse pagliuzze o cristalli di rame con ossidi metallici brillanti, che creano un effetto che imita quello del quarzo avventurina. La procedura prevede l’aggiunta, al termine della fusione, ed in più riprese, di una determinata quantità di battitura di ferro, silicio metallico o carbone, tutte materie prime riducenti. Il rame metallico inizia a precipitare, ed al termine di alcune ore di raffreddamento questo si separa completamente dal vetro di base, disperdendosi in modo omogeneo in minutissimi cristalli, che nei casi migliori raggiungere il millimetro di dimensione. È quindi la presenza di depositi di rame che tende a dare al materiele un luccichio rosso bruno con riflessi dorati. L’avventurina viene spesso utilizzata come elemento decorativo a grosso spessore su superfici piane o incavate, tanto in oggetti di vetro quanto come complemento della lavorazione dei metalli (gioielli, elementi di arredo). Per la sua lucentezza metallica, in passato venne soprannominata “stellaria”.

Le erme (in greco antico: ἑρμαῖ) erano dei pilastrini di sezione quadrangolare, di altezza variabile tra 1 e 1,5 m, sormontati da una testa scolpita a tutto tondo, che, nell’antica Grecia (principalmente in Attica), raffiguravano Ermes (da cui il nome); usate a partire dalla fine dell’età arcaica (ultimo quarto del VI secolo a.C.), erano collocate lungo le strade, ai crocevia, ai confini delle proprietà e dinanzi alle porte per invocare la protezione di Ermes, cui veniva attribuita, fra le altre cose, la protezione dei viandanti. Successivamente furono adottate dai Romani, mentre nel Rinascimento furono realizzate sotto forma di telamoni. La trasformazione da erma di Ermes a erma-ritratto deve essere avvenuta dall’assimilazione di Ermes quale psychopompòs, cioè funerario, che andava ad assumere i tratti fisici del defunto. Questo processo dovette svolgersi nella tarda età ellenistica o nell’epoca romana, come testimoniano le numerosissime erme romane sia in marmo che in bronzo. In ambito italico era dopotutto diffuso il cippo funerario sormontato dalla testa del defunto (negli esemplari più antichi individuabile solo dal nome, con sembianze del tutto generiche), e fu forse l’innesto di questa tradizione con l’elegante forma greca a originare le erme-ritratto