Tabacchiera gouaches napoletane

Tabacchiera gouaches napoletane

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Rara tabacchiera in marmo nero venato di bianco e grigio con montatura in argento. Su entrambi lati del coperchio sono montate due gouaches napoletane; sopra una veduta di Napoli dal Carmine; all’interno una eruzione notturna del Vesuvio datata 1834.

Manifattura napoletana del terzo decennio del XIX secolo, 1834/35.

Dimensioni cm 7 x 2

Stato di conservazione eccellente commisurato all’epoca.

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Il guazzo, noto anche nella forma francese gouache, è un tipo di colore a tempera reso più pesante e opaco con l’aggiunta di un pigmento bianco (per esempio biacca o gesso) mescolato con la gomma arabica (un tempo era preferita la gomma adragante). Il risultato è appunto un colore più coprente e più luminoso rispetto al normale colore a tempera.

Il termine può anche indicare sia la tecnica di pittura che i dipinti eseguiti con questo tipo di colore.

Guazzo deriva dal latino volgare *aquatia, astratto di aquātus oppure da aquātio-onis “provvisto di acqua”, incrociatosi forse con guado (dal latino vadum, incrociato con il franco *wad).

Si diffuse in Francia nel XVIII secolo, anche se di origine più antica essendo già in uso nell’Europa del XVI secolo, ed era utilizzato soprattutto per i bozzetti preparatori dei lavori a olio. Il guazzo infatti, visto ad una certa distanza, somiglia alla pittura a olio e asciugandosi prende un tono perlaceo per il bianco che contiene. Nel XIX secolo si diffuse maggiormente per via dell’impiego nella produzione dei cartelloni pubblicitari.

Con il guazzo è difficile trovare la giusta tonalità perché, quando si asciuga, i colori subiscono variazioni sensibili (in genere le sfumature scure tendono a diventare più chiare e quelle chiare a scurirsi); le difficoltà si accentuano ulteriormente quando il lavoro viene eseguito in più riprese. Un altro problema è il rischio della microfessurazione se il pigmento viene steso in strati troppo spessi; l’inconveniente può essere alleviato usando mezzi di ispessimento come l’acquapasto. Può risultare invece molto efficace se applicato alla carta colorata, come per esempio nelle opere di William Turner.