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Breve Storia del Micromosaico
Archivio Eruzione del Vesuvio nel 1810
Eruzione del Vesuvio nel 1810.jpg Immagine 1 di
Eruzione del Vesuvio nel 1810.jpg
Eruzione del Vesuvio nel 1810.jpg

Eruzione del Vesuvio nel 1810

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Grande e raffinata tempera o gouache su carta entro cornice dorata a cassettone coeva, con titolo dipinto sulla cornice stessa. 

Attribuibile a Fer(di)nando Roberto o Vincenzo Ferri, attivi tra la fine del ‘700 ed primi dell’800.

Reca titolo sul recto del foglio.


Dimensioni: cm 50×70, con cornici cm 70×90


Stato di conservazione: ottimo

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Grande e raffinata tempera o gouache su carta entro cornice dorata a cassettone coeva, con titolo dipinto sulla cornice stessa. 

Attribuibile a Fer(di)nando Roberto o Vincenzo Ferri, attivi tra la fine del ‘700 ed primi dell’800.

Reca titolo sul recto del foglio.


Dimensioni: cm 50×70, con cornici cm 70×90


Stato di conservazione: ottimo

Grande e raffinata tempera o gouache su carta entro cornice dorata a cassettone coeva, con titolo dipinto sulla cornice stessa. 

Attribuibile a Fer(di)nando Roberto o Vincenzo Ferri, attivi tra la fine del ‘700 ed primi dell’800.

Reca titolo sul recto del foglio.


Dimensioni: cm 50×70, con cornici cm 70×90


Stato di conservazione: ottimo

Eruzione del Vesuvio del 11 Settembre 1810: Eruzione mista – Ercolano, Boscotrecase e Ottaviano. Diversi flussi lavici scaturirono in corrispondenza di almeno quattro bocche poste lungo la frattura anulare originata dall’eruzione del 1631. Le lave si diressero verso ovest-nordovest e verso sudest. Nube di cenere. Distrutti almeno 300 moggi di campi coltivati. “……..La sorte mi ha presentato l’occasione di osservare nella eruzione del 1810 che la lava discendeva nel fondo del cratere dalla parete orientale del cono fratturata con una apertura di 4 in 5 palmi di larghezza, e poco più di altezza, qual’apertura era circa 10 passi sottoposta alla cima del cratere. La lava andò riempendo il vòto del cratere, vi bolliva dentro, come in una pentola bolle la pece o il pionbo fuso, vi si innalzava bollendo, sosteneva a galla dei massi di lava non incandescenti, che qua e là nuotavano, e tanto si elevò dentro del cratere, che traboccò dalla parte di Ponente formando un fiume di fuoco sin presso al fosso grande, che ancor vi si riconosce…..” (Opere dell’abate Teodoro Monticelli, Voll. 2, pag. 134, L’Aquila 1841)

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