Fibbia in oro e micromosaico

Fibbia in oro e micromosaico

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Rara e raffinata chiusura per cintura o strangolino realizzata in oro 18 carati con due placchette ovali in micromosaico raffiguranti il Tempio di Venere e di Roma ed il Colosseo collegate fra loro da una S in forma di serpente al centro del quale vi è un cuore con un cesto fiori anch’esso in micromosaico.

Racchiuso entro il suo astuccio originale rivestito in seta crema e ricoperto in pelle con fregi in oro.

Manifattura romana del primi 20 anni del XIX secolo. Bollo pontificio per l’oro di titolo 750 millesimi.

Questo raro accessorio della moda del periodo impero veniva utilizzato facendo passare uno o due nastrini in raso o velluto nelle anse per poi legarli dietro al collo o alla vita subito sotto il seno.

Dimensioni totali cm 8,5 x 2,2 – placchette 2,6 x 2,2 cuore 1 cm circa – scatola 9,5 x 3

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Il tempio di Venere e di Roma (templum Veneris et Romae; nella tarda antichità noto come templum urbis) era il più grande tempio conosciuto dell’antica Roma. Situato nella parte orientale del Foro romano occupa tutto lo spazio tra la basilica di Massenzio e il Colosseo. Era dedicato alla dee Venus Felix (Venere portatrice di buona sorte) e Roma Aeterna. Precedentemente si trovava in questo sito l’atrio della Domus Aurea di Nerone, dove era collocato il colosso dell’imperatore, un’enorme statua bronzea alta 35 metri più la base. Quando Adriano decise la costruzione del tempio, procedette a ridedicare la statua al dio Sole e la fece spostare, con l’aiuto di ventiquattro elefanti. I saggi archeologici al di sotto del tempio hanno trovato i resti di una ricca casa di età repubblicana. L’architetto del tempio fu lo stesso imperatore Adriano. La costruzione, iniziata nel 121, fu inaugurata ufficialmente da Adriano nel 135 e finita nel 141 sotto Antonino Pio. L’opera venne aspramente criticata dall’architetto imperiale Apollodoro di Damasco, che pagò con la vita la sua audacia. Cassio Dione Cocceiano narra così la vicenda: (Adriano) gli fece recapitare i disegni del tempio di Venere e Roma per fargli vedere come una così grande opera potesse essere realizzata anche senza il suo aiuto, e chiedendogli cosa gli sembrasse del progetto dell’edificio. Nella sua risposta, come primo punto, l’architetto dichiarò che si sarebbe dovuto costruire il tempio su di un piano sopraelevato, di modo che esso avrebbe potuto meglio dominare la Via Sacra dalla sua posizione rialzata, e che si sarebbero potuti così creare sottostanti locali capaci di accogliere macchine teatrali da tener nascoste, rendendo possibile la loro introduzione nell’adiacente teatro (Colosseo) senza che nessuno le vedesse in anticipo. Come secondo punto, a proposito delle statue delle dee, disse che erano troppo grandi per l’altezza delle loro celle. “Di fatto,” osservò, “se le dee volessero alzarsi dai loro troni per uscire dal tempio, sarebbero impossibilitate a farlo.” Quando egli scrisse tutto questo ad Adriano così, senza mezzi termini, l’imperatore ne fu irritato, e a maggior ragione dispiaciuto, essendo ormai troppo tardi per poter rimediare agli errori in cui era caduto, e incapace di contenere la sua rabbia e il suo rincrescimento, lo fece uccidere. Sempre lo stesso autore spiega che i rapporti dell’architetto con l’imperatore erano pessimi fin da quando, molti anni prima, mentre Apollodoro parlava di architettura con Traiano, egli si era rivolto ad Adriano, che lì presente l’aveva interrotto con alcune osservazioni, invitandolo ad andarsene e aggiungendo: “Tu di queste cose non capisci niente.”Danneggiato dal fuoco nel 307, fu restaurato dall’imperatore Massenzio. Un ulteriore restauro fu eseguito sotto Eugenio, un effimero usurpatore (392-394) contro Teodosio I, la cui politica mirava alla restaurazione dei culti pagani. Nella tarda antichità al tempio, noto come templum urbis, era associato un collegio sacerdotale, quello dei XIIviri urbis Romae.Nel 625 iniziò la rovina del tempio, il cui tetto fu rimosso da papa Onorio I per riutilizzarne i materiali nell’antica basilica di San Pietro in Vaticano. Nel IX secolo un terremoto distrusse il tempio. Sul suo lato nord fu costruita, nel IX secolo, la basilica di Santa Maria Nova (dal XV secolo divenuta basilica di Santa Francesca Romana). Durante la prima metà del Novecento, nel corso dei lavori per aprire la via dei Fori Imperiali, furono dissotterrate e allineate nella posizione originaria le colonne oggi visibili.